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L’ordine dei 10 Comandamenti

Cosa è Dio? È la Carità, la Bontà, la Sapienza, la Forza, la Potenza. È il Tutto. È la Perfezione

L’ordine dei 10 Comandamenti

 Gesù nostro Maestro(CEV) "I Quaderni 1945-1950", p. 379

Dice Gesù: "Generalmente, spiegando i dieci Comandamenti, è detto che essi si iniziano coi tre dedicati al culto di Dio, perché Dio ha la precedenza, e ogni cosa di Dio la deve avere su ogni altro essere o cosa. Spiegazione giusta, ma non è l'unica spiegazione questa comune, per spiegare l'ordine dato ai dieci Comandamenti.

Dio, essendo la Perfezione, poteva essere messo al vertice della scala ascensionale della perfezione. Dare a Lui il culto e l'onore quando la creatura si era reso degno di darglielo come si conviene essendo già "giusto" in tutte le cose della Terra. Ma credi tu che allora sarebbe mai stato possibile onorare Dio e dargli culto? Io ti dico "mai". Perché te lo dico, anima mia? Ascoltami bene.

Cosa è Dio? È la Carità, la Bontà, la Sapienza, la Forza, la Potenza. È il Tutto. È la Perfezione.

Cosa è l'uomo? È un'anima imprigionata in una carne bramosa e forte nei mali appetiti, debole nelle buone volontà, un'anima che oltre che il peso e le conseguenze del peso della materia che l'avviluppa porta il peso e le conseguenze della Colpa di Adamo, cancellata come macchia, abbattuta come ostacolo, per far posto alla Grazia, ma non spenta coi suoi fomiti, investita dai venti del mondo e di Satana.

L'uomo è la debolezza, l'egoismo, l'ignoranza, l'impotenza, l'imperfezione. Lo è nonostante i doni gratuiti di Dio, perché generalmente tali doni potenti non sono usati con volontà intelligente e amorosa dall'uomo. Restano perciò inerti, sterili. L'uomo con le sue svogliatezze, noncuranze, incredulità, o col male massimo - l'odio a Dio - sterilisce questi lieviti potenti, questi farmaci potenti, questi semi potenti. Li imprigiona, li imbavaglia, li conculca, li calpesta, li respinge. E perciò respinge il Donatore di essi: il Dio Uno e Trino.

E l'uomo, separatosi che sia da Dio, è un nulla, capace di nulla. Perché l'unione con Dio è vita. Perché l'unione con Dio è potenza. Perché l'unione con Dio è fortezza. Perché l'unione con Dio è sapienza. Perché l'unione con Dio è temperanza, è giustizia, è prudenza, è bontà, è misericordia, è carità, ossia è essere figli di Dio aventi del Padre la somiglianza nello spirito e nelle virtù.

Senza Dio, l'uomo non può essere che un bruto selvaggio. Più che un bruto, un demone.

Perché il bruto si lascia dominare dall'uomo, si addomestica, si piega sotto la potenza che ha nome "uomo", vi si piega o con amore e per amore, nei bruti più progrediti e domestici, o con timore. L'uomo ha fatto degli animali, in origine liberi e selvaggi, i suoi sudditi e aiutanti, e anche i suoi amici, non certo fra i più spregevoli. Molti uomini avrebbero da imparare amore, fedeltà, pazienza, ubbidienza dagli animali. Gli animali sanno dunque amare e ubbidire, essere fedeli. Gli uomini molte volte non sanno piegarsi sotto la potenza che ha nome Dio. Sono dunque demoni perché solo i demoni sono i perpetui ribelli.

Gli uomini non sanno piegarsi, ho detto. Oh! Dio non vi impone di piegarvi sotto! Vi chiede di gettarvi nelle sue braccia paterne. Non piegati sotto il bastone, la sferza, il giogo, le redini, come gli animali, ma sotto l'amore, sotto la carezza dell'amore di Dio. Piegarvi sul suo grembo di Padre, ascoltarlo mentre vi dice ciò che è bene, e punteggia il suo dire con carezze e grazie.

Perché non fate ciò che sa fare l'animale per colui che lo addomestica o lo ama? Grande la potenza e perfezione dell'uomo in confronto con l'animale. Ma infinita la perfezione e potenza di Dio rispetto a quell'atomo che è l'uomo, che è grande rispetto agli animali solo per l'anima che da Dio viene, e che può divenire grande anche al cospetto di Dio unicamente per quanto far grande la sua anima col ricrearla nella perfezione.

Ora, premesso questo, eccoci alla lezione sulla giustizia sapiente, sulla bontà paterna di Dio nel comandare all'uomo prima la perfezione verso Dio, poi quella verso il prossimo. Oltre alla giusta regola di precedenza verso il Supremo nel culto da dargli, l'ordine tenuto nei dieci Comandamenti è stato tenuto per un perfetto pensiero d'amore paterno di Dio verso gli uomini, che Egli desidera beati in eterno nel suo Regno.

Quando l'uomo mette in pratica i tre primi comandamenti, ama Dio e perciò vive in Dio e Dio vive in lui. Essendo così "vivi" della vita di Dio che si comunica nella pienezza dei suoi doni al figlio nel quale inabita, gli uomini possono compiere, con la parte più riottosa - quella umana - la giustizia. Riconoscere Dio per unico Dio, dargli onore, pregarlo, non cadere in idolatria, non bestemmiare il Nome Santissimo, sono atti dello spirito; e lo spirito, l'anima, ha sempre un'agilità maggiore a compiere ciò che le viene comandato, ciò che essa sente giusto, ciò che istintivamente, spontaneamente sente di dover dare al suo Creatore che sa esistere come Ente Supremo.

Ti ho spiegato questo a suo tempo rispondendo alle obiezioni sul "ricordo che le anime hanno di Dio". Ma la carne! Oh! la carne! Essa è la bestia ribelle e golosa! Essa è la materia più facilmente aizzata e attossicata e avvampata dalla tentazione, dal veleno, dal fuoco del Serpente maledetto. E per saper resistere deve essere sorretta da uno spirito forte. Forte per l'unione con Dio.

L'ho detto: "Se non sapete amare Dio, come potrete amare il fratello vostro? Come, se non amate il Buonissimo, il Benefattore, l'Amico, come potrete, saprete amare un vostro simile così raramente sempre buono, benefico, amico?". Umanamente, da uomo-animale a uomo-animale, non potreste. Eppure, se non amate il prossimo, non amate Dio, e se non amate Dio non potete entrare nel suo Regno.

Ecco allora che il Padre Santissimo vi insegna prima ad amare Lui. Come sapientissimo Maestro vi allena prima, vi alleva e irrobustisce nell'amore dandovi Sé ad amare, Sé, il sempre Buono.

Poi, dopo che l'amore vi ha uniti a Lui e messo in voi l'inabitazione di Dio, vi spinge ad amare i fratelli, il prossimo, e per farvi sempre più forti nel dolce e pur difficile amore di prossimo, per primo prossimo da amare vi addita il padre e la madre. L'uomo che dopo Dio sa amare con perfezione il padre e la madre, facilmente potrà poi trattenersi dall'essere violento verso il prossimo, ladro, fornicatore, spergiuro, invidioso della donna e dei beni altrui.

Hai compreso, anima mia, il movente d'amore che ha avuto Dio nella disposizione dei dieci Comandamenti? Aiutarvi. Darvi modo di essere in Lui, e Lui in voi, perché questa unione vi dia uno spirito così forte da saper essere vittorioso sempre sulla carne, il mondo, il demonio. E da questa vittoria giungere al trionfo del Cielo, al godimento di Dio, alla vita eterna, al tempo e al luogo meravigliosi dove non sono più lotte e comandi ma tutto è superato di ciò che è fatica o dolore ed è pace, pace, pace.

Quella pace che ti dono, anima mia, per sostegno nel tuo soffrire e in anticipo di quella che t'attende là dove Io sono col Padre e lo Spirito Santo, con Maria e i Santi."

 

Maria Valtorta: I Quaderni

Maria Valtorta: I Quaderni

Maria Valtorta Il 23 aprile 1943, un venerdì santo, Maria Valtorta sentì una voce, già nota al suo spirito, che la spronava a scrivere e così iniziò la prima pagina di una prodigiosa produzione letteraria che finì solo con la sua morte. Gli scritti del primo anno, a parte l'Autobiografia, pubblicata in uno specifico volume, sono raccolti in un volume intitolato I quaderni del 1943 . Sono soprattutto istruzioni e lezioni per i tempi che viviamo e in vista dei tempi ultimi, con forti richiami alla Legge di Dio, illustrata come espressione dell'Amore e della Giustizia. Attingendo ampiamente alle Sacre Scritture (specialmente ai libri profetici e sapienziali dell'Antico Testamento e al libro dell'Apocalisse), sviluppano temi dottrinali, celebrano la figura della Vergine Maria, attestano la missione delle "anime vittime" e mostrano la quotidiana esperienza ascetica della scrittrice, favorita anche dalle apparizioni celesti. Questo volume raccoglie gli scritti di 11 quaderni autografi per un totale di 1338 pagine. Bisogna precisare ancora una volta che Maria Valtorta uscì da casa l'ultima volta il 4 gennaio 1933 e dal 1 aprile 1934, giorno di Pasqua, non si levò più dal letto. Se si esclude un intervento divino nell'ispirazione e nella composizione dei suoi scritti, diventa assai difficile immaginare come, senza la possibilità di consultare testi specializzati, una povera inferma abbia potuto scrivere di getto e senza correzioni, libri di così alto contenuto teologico senza cadere mai in errori o contraddizioni.